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RITORNO AL FUTURO 3
(BACK TO THE FUTURE PART III)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 16 ottobre 1990
 
di Robert Zemeckis, con Michael Fox, Christopher Lloyd, Elisabeth Shue (Stati Uniti, 1990)
 
Di questa saga, nata attorno alla vecchia idea della macchina per risalire il tempo e giunta intanto al suo terzo e forse ultimo episodio, la filosofia - se proprio vogliamo chiamarla cosi - rimane la cosa più interessante. Quell'idea, cioè, che il destino non è qualcosa che ci etichettano frettolosamente, ed indelebilmente addosso: ma che è una nozione, come quella di futuro, di passato, di storia, di trascorrere del tempo insomma, che possiamo tentare di modificare. Grazie alla nostra volontà, intelligenza, onestà.

Pur espressa con una certa qual approssimazione, la morale del binomio Zemeckis -Gal, che governa la serie, è interessante per due ragioni. La prima, perché fa entrare di diritto questi giochetti milionari per adolescenti viziati in tutta una tradizione, ed una cultura tipicamente americana: quella deterministica, di una fede incrollabile nell'individuo e nel suo spirito d'iniziativa, di una dinamica pionieristica dell'aiutati che iddio ti aiuta che ha segnato tutta l'evoluzione (e non solo cinematografica) del modo di pensare, e creare, americano.

La seconda, perché si presterebbe a dei preziosismi d'alta scuola, e comunque di innegabile diletto sulla meccanica che regge la progressione drammatica dei film: spostate una pedina sulla scacchiera del vostro passato, ed ecco che il vostro presente, per non parlare nemmeno del vostro futuro, non saranno già più esattamente gli stessi. Se il condizionale è d'obbligo è perché, ad essere onesti, non ci sembra che il livello di fantasia di Zemeckis e compagni sia straordinario. C'è un'idea brillante (ad esempio quella del treno con i nostri eroi destinato a precipitare, poiché la strada ferrata termina sul ciglio del burrone, ed il ponte sarà costruito soltanto qualche anno più tardi: ma poiché il ritorno al futuro avverrà qualche istante prima di giungere al precipizio, ecco che il treno potrà transitare felicemente sulle rotaie...) ma gli sviluppi espressivi sono modesti.

Questi emuli di papà Spielberg sono infatti dei solidi artigiani: le loro macchine, la loro tecnica cinematografica funziona egregiamente. Ma in quanto a follia fantastica, dismisura nel paradosso ergo, lievità poetica siamo ben lungi da quel Giulio Verne cosi frequentemente tirato in ballo.


   Il film in Internet (Google)

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